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L'uomo del Gas 1967

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La scena è rappresentata da due poltrone, una rivolta verso la platea, l’altra con dorso agli spettatori.
Karl Khol è sprofondato nella sua, che guarda il fondale. Karl legge il giornale; si vedono solo le sue mani che reggono il quotidiano, e un ciuffetto di capelli sopra l’occipite.
Lisa, sua moglie, siede sull’altra poltrona, rivolta verso la platea. Lisa scrive cifre su un quadernetto: sta facendo i conti.
Inizia dimesso, marcatamente realista, a sottolineare la banalità della vita quotidiana.

 

LISA: Non bastano. Anche questo mese non ce la facciamo.
KARL: (continuando a leggere) Uhm.
LISA: Ogni mese la stessa storia, non si può tirare avanti così.
KARL: (idem) Uhm.
LISA: Mille marchi per i nipoti degli orfani dei lager; mille marchi per i gattini dei bambini indiani; mille marchi per le copertine dei libri fiorentini alluvionati… (si ferma, alza gli occhi dal quadernetto, guarda Karl). Karl, mi stai a sentire?
KARL: (idem) Uhm uhm.
LISA: (rassicurata) Insomma, non ho trascurato nessuna occasione di beneficenza, nazionale e estera.
KARL: (idem) Uhm.
LISA: E non credere che sia piacevole, sai? Ogni giorno a spiare sui giornali quello che succede nel mondo… Non mi crederai, ma…
KARL: (fuori tono) Uhm uhm.
LISA: … sono arrivata al punto di pregare una bella sciagura; una carestia, un’alluvione oppure uno di quegli splendidi terremoti che vestono a lutto una cittadina intera.
KARL: Uhm.
LISA: L’ideale, però, rimane una Guerra. Magari una guerricciola, una guerretta, una guerriglia… A volte mi accontenterei anche di una faida di paese. Tutto questo perché?
KARL: (idem) Uhm uhm?
LISA: Per intervenire con una bella somma in favore delle vittime.
KARL: (idem) Uhm.
LISA: Per investire il tuo dannato denaro in opera di beneficienza e tener buono il fisco.
KARL: Uhm.
LISA: Tu però non ti preoccupi molto.
KARL: Uhm.
LISA: Tanto ci sono io a fare acrobazie ad ogni fin di mese. Sono io che devo cercare di allargare le uscite, per far quadrare il bilancio.
KARL: Uhm.
LISA: Tu, invece… scommetto che non mi senti neanche.
KARL: Uhm uhm.
LISA: Fingi di seguirmi facendo “uhm uhm” di tanto in tanto, ma in realtà…
KARL: (fuori tono) Uhm uhm.
LISA: Se ti dico che sei un idiota, fai “uhm uhm”. (Lisa aspetta che Karl faccia “uhm uhm”. Silenzio) Allora mi senti, idiota? (silenzio. Non si dà per vinta) Come ti dicevo, anche questo mese, malgrado le spese per la beneficenza…
KARL: Uhm.
LISA: Non sono riuscita a disfarmi di tutto quello che hai guadagnato. Se si continua così, quest’anno saremo in cima alla lista dei contribuenti, e un altr’anno saremo tassati all’ottanta per cento. (pausa: Lisa spara le sue ingiurie senza cambiare tono di voce) Tutta colpa tua, povero imbecille sputasoldi, non sai fare nella vita, guadagni troppo. Produci e produci, non sai fare altro, testone, torni a casa con le banconote che ti spuntano sotto le falde del cappello.
KARL: Uhm uhm uhm.
LISA: (urla) Karla!
KARL: (getta il giornale, si volta verso Lisa) Eh?
LISA: Sei un idiota!
KARL: (calmo) Sìììì.
LISA: Non mi stai a sentire quando ti parlo, e credi che io non me ne accorga!
KARL: (pignolo) Non è esatto. So benissimo che ci sono novantacinque probabilità su cento che tu te ne accorga.
LISA: E allora, perché non rispondi?
KARL: Preferisco correre il rischio.
LISA: Stavolta invece mi ascolterai.
KARL: Che c’è?
LISA: C’è che anche questo mese hai guadagnato troppo. Il bilancio segna un’eccedenza di diecimila marchi, malgrado una buona percentuale di sciagure internazionali.
KARL: Puoi depositarli in banca.
LISA: Le banche non vogliono più il tuo denaro, non sanno dove metterlo. Ti decidessi almeno a trasferire i tuoi capitali all’estero: ma no! Sei troppo patriota. Come dici? “Marchi tedeschi in mani tedesche”.
KARL: Be’, bruciali, allora.
LISA: Sì, bella trovata! Pensi che quelli delle tasse mi crederanno se gli dirò: “Sapete, non mi piacevano come colore e li ho bruciati”?
KARL: Mandali a tuo fratello. E’ disoccupato, no?
LISA: Impossibile. Il suo assegno mensile di disoccupazione è così alto che il mese scorso voleva mandarmi mille marchi.
KARL: Non capisco. Perché voleva…
LISA: Per la stessa ragione per cui noi…
KARL: Quindi, anche per i disoccupati c’è il fisco. Tragico. Il nostro paese va verso la catastrofe del sopravanza pubblico.
LISA: D’accordo. Ma io come faccio?
KARL: Arrangiati.
LISA: Facile, eh? Sei un vigliacco, un egoista! (piagnucola) Sono certa che Günther non mi avrebbe mai detto una cosa simile!
KARL: Lo credo anch’io. Era muto.
LISA: Non vuol dire niente, sapeva farsi capire benissimo, quando voleva. La sua mimica era straordinariamente espressiva.
KARL: Si direbbe che tu lo rimpianga.
LISA: Infatti. Mi amava molto.
KARL: Non capisco perché hai divorziato, allora. Eh, perché?
LISA: Hai il coraggio di chiedermelo, proprio tu… seduttore! Gunther, poverino era un tesoro. Guadagnava quasi niente, non si lamentava mai. Tutto il giorno in fabbrica a bollare tappini di latta. Eravamo poveri, la vita non era questa complicata giostra di entrate e uscite, e la sera, quando Gunther appendeva il cappello al piolo dell’attaccapanni… che dolce intimità domestica, che pace…
KARL: Che silenzio.
LISA: No. Io parlavo, ho sempre parlato, io.
KARL: E’ vero. Il matrimonio è un monologo a due.
LISA: (continuando, immersa nei ricordi fino al collo) Poi, bruscamente, sei arrivato tu. L’ingegnere Karl Kohl industriale di Colonia. Sei spuntato nel mio paesino bavarese come un garofano rosso in un campo di patate. Ti sei introdotto in casa mia, col pretesto di rivedere il tuo compagno d’arme…
KARL: T’ho detto mille volte che non era un pretesto: Gunther era il mio portaordini, quando perse la parola…
LISA: … e hai sedotto sua moglie con le tue pose cittadine, con la tua aria di colonia. (sorride beata, al ricordo) Che potevo fare io, inesperta consorte bavarese?
KARL: Niente, mia povera “Madame Bavary”…
(Il suono del campanello interrompe il flusso dei ricordi bavaresi di Lisa).
LISA: Il campanello.
KARL: Già. E’ il campanello.
LISA: Chi può essere, a quest’ora?
KARL: Sarà Gunther. Forse ha ricominciato a parlare e viene a offrirti il dono della parola…
LISA: Come puoi essere così… (campanello). Di nuovo. Non aspettiamo visite, no?
KARL: No, che io sappia.
LISA: E allora?
KARL: L’esperienza insegna che quando il campanello di casa squilla, qualcuno deve aver premuto il pulsante, all’esterno. Vado a vedere. (si alza, esce. Lisa sorride, indulgente)
LISA: (mormora in fretta, come una preghiera biascicata) Dio quant’è scemo e quant’è pedante, Dio quant’è scemo e quant’è pedante, Dio quant’è scemo e quant’è pedante…
(Rientra Karl).
LISA: Chi è?
KARL: L’operaio del gas.
LISA: Alle nove di sera? Io l’ho chiamato stamattina!
KARL: Si scusa. Dice che ha avuto molto lavoro, oggi.
LISA: Ah. E dov’è ora?
KARL: Nella camera a gas.
LISA: Eh?
KARL: In cucina, sta riparando i fornelli del gas.
LISA: Gli hai detto che anche lo scaldabagno a gas non funziona?
KARL: Sì. Mi ha risposto che se lo aspettava.
LISA: E perché?
KARL: Non ho indagato.
LISA: Non capisco. Che relazione c’è tra i fornelli della cucina e lo scaldabagno?
KARL: La logica femminile non è in grado di cogliere il rapporto causa ed effetto.
LISA: Spiegamelo, tu allora?
KARL: Io non lo so. Ma vedrai che il tecnico, di là, ci spiegherà tutto.
(Silenzio. Karl riprende il giornale, si volta. Lisa si rimette a fare i conti. Dopo un po’ si interrompe).
LISA: Karl?
KARL: (si volta, lascia il giornale) Eh?
LISA: Perché non mi aiuti un po’, con questi dannati conti? Ho mal di testa, stasera…
KARL: Ma cara, sai bene che non ci riesco.
LISA: Ma è una vera fissazione, la tua. Come è possibile che tu non sappia fare delle semplici operazioni…
KARL: Ho il complesso di Euclide. (pausa: ricorda) Si chiamava Otto Drein, era grosso, rosso, con le mani piene di efelidi bluastre, gli occhi gialli e il passo pesante… era il mio professore di matematica. Un giorno lo sorpresi con mia madre, erano stesi sul divano come due radici quadrate sulla pagina del mio quaderno. Fu terribile. Ne riportai un trauma matematico di cui soffro le conseguenze ancora ora.
LISA: Poverino, non lo avevi mai detto. Perché?
KARL: Pudore di coniuge.
LISA: Per un attimo… ci ero cascata. No, non credo alle tue scuse! La verità è che non sai far niente!
KARL: Non è esatto. Ci sono cose in cui eccello.
LISA: Ah sì? Per esempio?
KARL: Mah, non so. Ah ecco: ho una bellissima calligrafia.
LISA: Tutti gli imbecilli hanno una bellissima calligrafia. I geni, invece, scrivono molto male.
KARL: Luoghi comuni.
LISA: Credi? Ti ricordi di quell’autografo di Napoleone che comprammo alla Fiera di Waterloo?
KARL: Perfettamente. Era un ordine di attacco ai suoi generali.
LISA: Appunto. Non siamo mai riusciti a decifrarlo tutto.
KARL: È vero. Ma è anche vero che fu per quello che Napoleone perse a Waterloo. I suoi generali lessero il suo ordine ma, non capendoci niente, fecero il contrario di quello che avrebbero dovuto. Credimi, Lisa, se Napoleone avesse avuto una bella calligrafia, l’Europa sarebbe francese.
LISA: Karl, io non capisco come tu…
KARL: Le donne non comprendono la strategia militare. Per questo non si sono mai viste generalesse. E neanche eserciti femminili, d’altra parte.
LISA: Il tuo tono categorico mi dà maledettamente fastidio! E le Valchirie, cos’erano le Valchirie?
KARL: Infermiere. Trasportavano i feriti sotto gli alberi di frassino e i morti nel Valhalla. Insomma, erano le ausiliarie della Croce Rossa dell’epoca.
LISA: E le Amazzoni? Non erano donne guerriere, le Amazzoni?
KARL: (imbarazzato) Be’, sì… Però solo a metà. Erano prive del seno destro. E poi, montavano solo cavalli maschi: fu così che nacquero i Centauri…
LISA: Il tuo umorismo è molto discutibile, Karl…
KARL: Ah sì? Possiamo discuterne, allora…
LISA: Non ne ho nessuna voglia!
KARL: Come non vuoi.
LISA: Ti ho fatto una domanda precisa, ma tu non mi rispondi a tono. Perché l’uomo del gas sapeva che anche lo scaldabagno non avrebbe funzionato?
KARL: Ti ho già detto che non lo so.
LISA: Vai a chiederglielo, allora.
KARL: No. Può offendersi. Sembra molto suscettibile.
LISA: Suscettibile, un operaio del gas?
KARL: Perché, che ci trovi di strano?
LISA: Va bene, va bene. Dimmi esattamente cosa ti ha detto.
KARL: Di nuovo?... Ma se… d’accordo. Ha detto di aver avuto… molto… lavoro, oggi.
LISA: Proprio così? Ne sei sicuro?
KARL: No.
LISA: Vedi? Cerca di ricordare.
KARL: Ecco, a pensarci bene, si è espresso diversamente. Ha detto di… aver avuto altre missioni, oggi.
LISA: Eh? Missioni?
KARL: Missioni.
LISA: Ma da quando in qua gli operai del gas si considerano missionari?
KARL: Non so. Posso mica saper tutto, io. Sarà una missione sociale.
LISA: Una missione sociale?
KARL: Ma sì. Per conto della società del Gas.
(Entra l’Uomo del Gas, in tuta. Capelli rossicci, spioventi sulla fronte. Baffetti rossicci. Si rivolge direttamente a Karl, ignorando sua moglie).
UOMO: DEL GAS I fornelli a gas non funzionano.
LISA: È proprio per questo che l’abbiamo chiamata.
UOMO: E, naturalmente, neanche lo scaldabagno funziona.
LISA: Sapevamo anche questo. Ma perché… naturalmente?
UOMO: (senza rispondere a Lisa) Ci saranno dei pezzi da cambiare. Molti pezzi.
KARL: Ah sì? E… li ha con sé?
UOMO: (duro) Certo. Porto sempre tutto con me. (esce)
LISA: Karl! L’hai sentito
KARL: Sì che l’ho sentito…
LISA: E… non dici niente?
KARL: Che dovrei dire? Ah, sì. Speriamo che il guasto non sia troppo grave.
LISA: E poi?
KARL: E che stasera tutto sia a posto.
LISA: Ma insomma, non hai visto come mi ha trattata quell’uomo?
KARL: No. Che ti ha fatto?
LISA: Non mi ha neppure guardata!
KARL: E allora?
LISA: Tu… non lo trovi strano?
KARL: No. Io trovo solo che… non ho mai capito la vanità femminile, questo estremo bisogno di essere guardate, sempre, anche nelle occasioni più banali…
LISA: Vuoi dire che tu non la guarderesti, una donna come me?
KARL: Che c’entro io? Io ti ho guardata mi sembra: anche troppo. Ti ho sposata. Sai come è l’amore: si fa tutto con gli occhi. Per questo un cieco non si innamora mai a prima vista. L’amore… è una suggestione visiva. Si comincia con le prime timide occhiate, poi gli sguardi si fanno più insistenti, il bisogno di guardarsi negli occhi diventa insostenibile, si moltiplicano le occasioni di farlo, ci si guarda di più, sempre di più… Dopo che ci s’è tanto guardati, si finisce che uno deve guadarsi dall’altra.
LISA: (tenera) Scioccone. Come dicevi, i primi tempi? “Quando ti guardo mi bruciano gli occhi, come se fissassi il sole”.
KARL: Invece stavo diventando miope.
LISA: Ora hai peggiorato. Non hai notato che quell’uomo non sembra un operaio del gas.
KARL: No? Perché, come non deve essere un operaio del gas per non sembrare un operaio del gas?
LISA: Non hai visto che portamento, che aria fiera?
KARL: Forse si occupa solo di gas nobili.
LISA: Sei insopportabile, Karl! Uno sconosciuto entra in casa nostra alle nove di sera, non mi guarda, non mi rivolge la parola, non risponde alle mie domande e tu… che fai? Te ne stai qui a dire sciocchezze e a difenderlo, invece di proteggermi.
KARL: Ma andiamo, Lisa, non essere assurda. Che dovrei fare? Andare da lui e dirgli: - Scusi, sa, perché non è più gentile con mia moglie, le dia un’occhiata, per cominciare, e poi… -
LISA: Insomma, fingi di non renderti conto, che quell’uomo mi ha completamente ignorata per qualche ragione?
KARL: Forse non gli piacciono le donne. O è solo per maleducazione.
(Rientra l’Uomo del Gas. Si rivolge ancora a Karl, ignorando ostentatamente sua moglie).
UOMO: Ho sostituito il tubo, le manopole direzionali, i becchi, i fornelli della cucina economica e il termostato, l’interruttore, i condotti e la lampada spia dello scaldabagno.
KARL: Ma come? Tutti quei pezzi?
UOMO: Era necessario. Le parti che ho cambiato erano tutte sottoposte ad una forte usura.
LISA: E adesso, funzionano?
UOMO: (senza risponderle) Bisognerà fare attenzione, per il futuro.
(Lisa guarda significativamente Karl, che interviene).
KARL: Mia moglie le sta chiedendo se… la cucina e lo scaldabagno funzionano ora.
UOMO: Ah. Questo non si sa ancora. Vado a verificare. Ma l’avverto: se non vanno, vuol dire che dipende tutto dalle condutture. (esce)
LISA: Be’, sei convinto?
KARL: Di cosa?
LISA: Quell’uomo! Non mi degna di un’occhiata!
KARL: Andiamo, Lisa, di nuovo con questa storia…
LISA: Non mi piace, Karl… mi fa paura! Non risponde alle mie domande. Non mi parla! Lo puoi negare, forse? Hai dovuto farmi da interprete!...
KARL: Questo sì! Può darsi che… non capisca il tuo bavarese.
LISA: Cretino, io parlo in perfetto tedesco! Quell’uomo…
(Rientra l’Uomo del Gas).
UOMO: Sono le condutture, come pensavo.
LISA: (fuori di sé, all’Uomo del Gas) Come faceva lei, a saperlo? E poi, chi è lei… un operaio, un funzionario, un ispettore del gas, o piuttosto un indovino?
UOMO: (senza risponderle) Devo ora stabilire l’entità del danno subito dalle condutture. (esce)
KARL: Hai visto, cara? Tutto si spiega.
LISA: (ancora furiosa) Cos’è che si spiega?
KARL: Non hai sentito, il tecnico? Il guasto è nelle condutture.
LISA: E allora?
KARL: Volevi sapere se c’è una relazione tra il non funzionamento della cucina a gas e quello dello scaldabagno. Adesso tutto è chiaro. Causa: le condutture non funzionano. Effetti: gli apparecchi sono guasti.
LISA: Me ne frego della cucina a gas, io! E anche dello scaldabagno!
KARL: Ma cara, non puoi negare l’importanza degl’apparecchi domestici nella vita d’oggi. Che cosa saremmo se non esistessero gli scaldabagni, i frigoriferi, le cucine economiche, le lavapiatti, i televisori?
LISA: Karl, se tu fossi un uomo… se solo tu fossi un uomo…
KARL: Momento. Invece, cosa sarei per te?
LISA: Un mollusco!
KARL: Non basta dire mollusco, mia cara: i molluschi sono animali che appartengono a un tipo che conta circa 50.000 specie. Sarebbe come dire a un uomo che è un mammifero. Non è un’offesa dire a un uomo: mammifero. O mollusco, se vuoi. Devi determinare la classe.
LISA: Sei… sei…
KARL: Posso aiutarti. Puoi scegliere tra cefalopodi, gasteropodi, lamellibranchi, anfineuri e scafopodi.
LISA: (disperata) Mollusco mollusco mollusco mollusco… (entra l’Uomo del Gas)
UOMO: E’ grave, molto grave. C’è del marcio, nelle condutture.
(Lisa si mette davanti all’Uomo del Gas, che guarda ostentatamente dalla parte di Karl).
LISA: Senta lei! Cosa crede che io rappresenti, qui?
UOMO: Mi scusi, signora Kohl. Non è affare per donne, questo.
LISA: Davvero? E invece sì! Sono io che accendo lo scaldabagno ogni mattina, e in cucina sono io che comando! Alla donna non permetto di cuocere neppure un uovo!
UOMO: (guardando Karl) Qui non si tratta di uova sode. Faccia tacere sua moglie, signor Kohl.
(Lisa si siede, sopraffatta dallo stupore. Karl le sorride con imbarazzo).
KARL: Scusa cara. Pare che la cosa… travalichi la tua competenza. (all’Uomo del Gas) Mi diceva, signor… (l’altro tace) signor… (idem) Mi stava parlando delle mie condutture. Cos’hanno, dunque?
UOMO: Sono molli, fradice. Ho smantellato un pezzo di muro, in cucina…
KARL: Ha proprio dovuto farlo?...
UOMO: Era necessario. Ebbene, cadono a pezzi. Un putridume.
KARL: Senti, Lisa? Abbiamo corso un grosso pericolo, a quanto sembra.
UOMO: Per fortuna sono qui io.
KARL: Ma lei… che può fare, lei? E’ in grado di cambiarle, da solo?
UOMO: Senza dubbio.
KARL: Ma… ci vorrà del tempo.
UOMO: Non molto. La programmazione è già cominciata.
LISA: (scattando) Chi è lei? A quale società del gas appartiene?
UOMO: (guardandola con sufficienza) Alla Compagnia Nazionale gas Unificati.
LISA: Che cosa è?... Io non l’ho mai sentita!
KARL: Lei non è della Società del Gas Germania Ovest?
UOMO: No.
KARL: Vuol dite che… fa parte di una organizzazione nuova?
UOMO Appunto. Una organizzazione autonoma.
LISA: Karl! Chiama la polizia!
KARL: (vivamente) Non dire assurdità, Lisa! Ti prego di non interferire. Lasciami parlare con il signor…
UOMO: (sorridendo) Sono a sua disposizione, signor Kohl.
KARL: C’è qualcosa che vorrei chiederle. Mia moglie ha telefonato stamattina… alla Società del Gas Germania Ovest…
UOMO: Lei vuole sapere perché hanno mandato me. Semplice. La nostra Compagnia si è installata in una delle vecchie sedi della Società. Per semplificare, abbiamo utilizzato le linee telefoniche già esistenti.
KARL: Capisco. Ma… torniamo alle mie condutture. Per me non ha importanza che il servizio sia ripristinato da una società vecchia o da una nuova… purché sia un lavoro sollecito e ben fatto. Io ho urgente bisogno di fruire di una erogazione regolare.
UOMO: Crede di essere il solo?
KARL: Non so. Non ho detto questo, comunque. Non mi tacci di egoista, signor… Non sarebbe giusto affermare che… io mi disinteressi degli altri utenti del nostro paese.
UOMO: Non lo affermo.
KARL: Anzi, ho molto a cuore il futuro gasistico dei miei connazionali.
UOMO: Era questo che volevo sentirle dire.
KARL: Solo che… lei capirà. Si comincia dal particolare…
UOMO: (con forza) No! Dobbiamo lottare per il servizio collettivo, signor Kohl!
KARL: (sconcertato) Non capisco. Bisogna lottare per avere il gas in casa?
UOMO: (con calma, suadente) Il gas, come lei sa, è un genere di prima necessità sociale. Il fabbisogno non è e non può essere particolare! Le tubazioni, signor Kohl, sono collegate tra loro. Pensi… a un’ascensione in alta montagna: gli utenti salgono in cordata, ogni anello è legato al successivo, fino a formare una catena di solidarietà.
KARL: Non avevo mai pensato a questa mutualità…
UOMO: Non è colpa sua. Quelli che mi hanno preceduto non hanno mai impostato il problema in questi termini.
KARL: E’ vero, il servizio era…
UOMO: Non me lo dica, so tutto. Ogni mese un esattore veniva a leggere il contatore, poi arrivavano puntualmente le bollette di pagamento. Il rapporto era veramente economico, basato sul vecchio principio dello scambio danaro-gas. I principi umani, sociali, patriottici, restavano fuori del volgare baratto.
KARL: Io… credo di comprendere il suo punto di vista… Lei… ipotizza una perfetta società del gas.
UOMO: Non è più una ipotesi, signor Kohl, la nostra Compagnia ha già intrapreso la sua opera di ricostruzione degli impianti resi inefficienti da un uso indiscriminato.
KARL: Non sapevo. Quello che lei mi dice è… estremamente interessante, ma… penso che andrete incontro a delle grosse difficoltà.
UOMO: Non sarà difficile smantellare i muri, rinnovare i serbatoi, sostituire le condutture, impadronirsi dei gasometri… (passaggio, impaziente) Ma avremo bisogno della collaborazione dei più dinamici gasofili del paese! Mi segue, signor Kohl?
(Karl lo segue, va dietro i suoi passi, affascinato).
KARL: Perfettamente, signor…
(L’Uomo del Gas si ferma bruscamente, si volta, è faccia a faccia con Karl).
UOMO: Sa quante missioni ho compiuto, oggi?
KARL: (interdetto) Non so… mi ha detto prima di aver avuto molto lavo… molte missioni…
UOMO: Diciotto! E dovunque il solito stagnante fetore! Fornelli squassati, bocchettoni di presa intasati, reticelle incancrenite e le manopole… ah, le manopole! Nessuna gira nella direzione giusta, si inceppano al primo giro e vi restano in mano! Le perdite di gas sono enormi!
KARL: Non sapevo che la situazione fosse così drammatica. I giornali…
UOMO: I giornali minimizzano, o addirittura tacciono! E sa perché? Sono legati in maggior parte alle vecchie strutture dei monopoli! E intanto il disastro cresce! Il gas viene erogato in maniera del tutto inefficiente, e le nostre condutture, le sacre condutture gasistiche del paese sono smembrate, divise, tagliate netto nel cuore del territorio nazionale!
KARL: Terribile…
UOMO: C’è di più! Gli operai impiegati nelle sedi della Società del gas sono in massima parte stranieri! Essi osteggiano la ricostruzione con la loro inefficienza produttiva e la loro chiassosa esuberanza!
KARL: Io sono davvero sconvolto da queste dichiarazioni, signor…
UOMO: Lei è sconvolto! Lei ignora! E intanto il marcio prolifica proprio qui, nelle sue condutture! Cosa fa per combatterlo? Si limita a dire: “Andrete incontro a delle grosse difficoltà”! Ebbene, signor Kohl, sono gli uomini come lei, che si cullano nel loro fittizio benessere, istupiditi da mogli querule e…
LISA: Karl! Come puoi permettere…
KARL: Non interrompere il signor… Non ce l’ha mica con te, Lisa, fa solo degli esempi…
UOMO: … sono gli uomini come lei, maturati nel clima natalizio del miracolo economico, i peggiori nemici della Compagnia Nazionale Gas Unificati!
KARL: (con forza) No! Non è vero! Quello che lei dice… può essere giusto per altri, non per me! Io… ho prodotto, è vero. Ho vissuto nella Società dei consumi, è vero! Ma, dentro, resistevo! La mia critica interna era continua… Mia moglie mi è testimone: Lisa, dillo tu al signor… ma come diavolo si chiama, lei? (nessuna risposta) non importa, io non ho voluto mai occuparmi di questioni economiche! Non è vero, Lisa? Chi tiene l’amministrazione, chi cura i rapporti col fisco, chi fa la beneficenza eversiva? E’ lei! Io ho guadagnato molto denaro, è vero, ma non l’ho mai toccato! Ho le mani pulite, vero Lisa?
LISA: Karl, tu sei pazzo! Non ti accorgi che quest’uomo…
KARL: Lei deve credermi! La mia passione segreta, la mia più alta aspirazione, era il gas!
UOMO: Che tipo di gas?
KARL: Qualsiasi tipo, gas nobile, gas pesante, gas povero, lacrimogeno, delle miniere… perfino il gas delle paludi!
UOMO: Bene, signor Kohl. Lei è un vero gasofilo.
LISA: E lei, invece… ancora una volta, chi è lei?
UOMO: Signora. La storia del gas è una storia scritta da uomini. Non si immischi.
KARL: Non ti immischiare, Lisa.
LISA: Stai zitto, mollusco! (all’Uomo del Gas) Lei piomba in casa mia alle nove di sera, si attacca a mio marito stordendolo di chiacchiere insulse e pretende che non mi immischi?
UOMO: Non è ancora il suo momento, signora. Più tardi, quando la Compagnia avrà un assetto definitivo, potrà essere utile alla causa!
LISA: Ma quale causa! Lei è da manicomio! E tu…
KARL: Lisa, non ti permetto di insultare il nostro ospite!
LISA: Karl… non è possibile che tu… forse sto solo sognando, quest’uomo è un rigurgito del passato…
KARL: (ormai ipnotizzato dall’Uomo del Gas) Il programma, signor… Mi dica il vostro programma.
UOMO: Il nostro programma è chiaro e senza equivoci. Noi vogliamo riorganizzare i gas tedeschi su nuova base, in piena autonomia, liberi dagli interessi e dalla manodopera stranieri. E soprattutto, vogliamo riunificate le condutture del territorio nazionale, abolendo per sempre l’assurda separazione tra utenti fratelli e utenti fratelli!
KARL: (applaudendo) Più che giusto!
UOMO: Il nostro obiettivo ultimo vede una nuova, radiosa società del Gas con un tedesco al comando, sopra tutti!
KARL: (applaudendo) Bravo!
UOMO: Basta con le amare lagrime ingoiate! I nostri gas saranno vivi, allegri, saranno gas esilaranti!
KARL: (ridendo istericamente) Sì… esilaranti…
UOMO: Signor Kohl! La Compagnia Nazionale Gas Unificati ha bisogno di uomini come lei, di tecnici preparati e entusiasti! Signor Kohl! Lei aderisce al nostro movimento nazionalgasista?
KARL: Aderisco! Evviva il nazionalgasismo!
UOMO: Bene. Lei verrà con noi. La Compagnia deve essere salda, compatta, per concretare le future azioni comuni. Andiamo!
KARL: Come… adesso?
UOMO: Subito!
KARL: (guardando Lisa) Subito?
UOMO: Non c’è un momento da perdere!
LISA: (dolcemente) Dove vuoi andare, mollusco.
KARL: (scattando) Lisa, ti proibisco!...
LISA: Non puoi, non ci credo. Non è possibile che tu lasci tutto così--- che ti lasci trascinare dal primo gasomane che capita in casa.
KARL: (marziale) Vado, Lisa. Non avere paura. Tornerò.
LISA: Karl! Non fare sciocchezze! Io ti amo, malgrado tutto. Sei noioso, arido, molle, privo di slanci, ma ti amo. I tuoi tentativi di spirito sono penosi; non ti piace la musica, non capisci la poesia, ma ti amo. Noi donne siamo così. Capaci di attaccarci alla buccia di un’arancia per premere quel po’ di succo che ancora contiene… e passarcelo sugli occhi per farli più lucenti… (piange) Sei un mollusco ma… cosa vuoi, io li amo, i molluschi! Mi piace sentirti sbavare nel mio letto e i tuoi tentativi viscidi… mi fanno tenerezza.
KARL: Povera Lisa, non mi hai mai capito.
LISA: Non c’era niente da capire, Karl! Eri così tu… sei così!
UOMO: Andiamo, Karl.
LISA: No!
KARL: Devo, Lisa…
LISA: Ma perché? Come puoi pensare di lasciare la tua fabbrica, il tuo lavoro… per una assurda Compagnia del Gas?
UOMO: Non c’è tempo da perdere.
LISA: Karl! Lascia che quest’uomo si cuocia nel suo gas!
KARL: No, Lisa. Non posso rifiutare la mia parte di responsabilità.
LISA: Ma è un’avventura, Karl… non è roba per te.
KARL: Tornerò, vedrai. Non mi chiamerai più mollusco…
UOMO: Molto bene, Karl.
KARL: Sono pronto.
UOMO: È l’ora, Karl. Canta con me_ “Deutscher, Deutcher uber gas! Un tedesco sopra il gas, sopra il gas di tutto il mondo!”
(L’Uomo del Gas mette un braccio sulla spalla di Karl, lo sospinge verso l’uscita. Karl gli passa a sua volta un braccio sulla spalla).
LISA: (disperata) Karl! Il gas… è velenoso! Ti farà male… Karl! Karl!
(Karl si volta a farle un cenno di saluto. L’Uomo del Gas e Karl escono cantando, abbracciati. Lisa resta in piedi, accanto alla poltrona, impietrita).




FINE

 
 
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